Un’atmosfera surreale
Parco Nazionale del Pollino, 29/11/2015
E’ un’atmosfera surreale quella che si respira questa volta nel Parco Nazionale del Pollino. Difficile spiegarne il motivo, ma è questa la nostra sensazione. In occasione del vertice ONU sul clima a Parigi, è stata organizzata una Marcia Globale per il Clima, che prevede tra l’altro, la salita sulla cima di Monte Pollino. Maurizio ci invita a partecipare, ma la partenza dell’escursione è prevista alle ore 10.30, troppo tardi per noi che, dopo l’escursione, dobbiamo affrontare il viaggio di rientro a casa. Sul Pollino inoltre, è caduta la prima neve, e quindi, si preannuncia una salita più lenta del previsto. E’ una neve caduta all’improvviso, che ci dà comunque l’impressione di qualcosa di evanescente, viste le previsioni che annunciano caldo fuori stagione, tale da spazzarla via in poco tempo. Nonostante la voglia di calzare gli sci sia davvero tanta, è ancora la prima neve, e ci aspettiamo una coltre disuniforme e poco portante, con il rischio concreto di assaggiare qualche pietra durante la discesa. Per evitare però di faticare troppo in salita, decidiamo di portare i nostri sci corti, come ottima alternativa alle ciaspole. Sono sci lunghi un metro, con attacchi che permettono l’utilizzo di normali scarponi ramponabili e che, sganciando il tallone, consentono la progressione in salita, mediante pelli di foca. Sono gli sci con cui abbiamo imparato a sciare, proprio qui sul Pollino, cadendo e rialzandoci più volte, come fanno i bambini quando devono imparare a camminare. Sono rimasti appesi al chiodo per molti anni ormai, ma in questa occasione potrebbero rivelarsi la scelta corretta, soprattutto per non rovinare gli sci da scialpinismo. Partiamo con Umberto da Colle dell’Impiso, e la nostra meta è Monte Pollino, così da incontrare il gruppo dei partecipanti alla marcia, almeno in discesa. Per poter effettuare lo scarico dei dati di temperatura registrati dalla stazione dell’Associazione Meteo Basilicata, sui Piani di Pollino, decidiamo di salire alla vetta, lungo il canale di Malevento. Inizialmente la neve è pochissima e ghiacciata, forse perché ha piovuto il giorno prima, e quindi partiamo con gli sci a spalla. Prima di raggiungere la Radura di Rummo, la neve diventa sufficiente per agganciare gli sci e proseguire la salita fino ai Piani di Pollino. Il cielo è terso ed un sole magnifico ci accompagnerà per tutta l’escursione. Ai Piani lo scenario è grandioso come sempre e la neve non è trasformata come nel bosco, rendendo la progressione ancor più piacevole. Attraversiamo il piano Toscano e il piano di Pollino, fino alla stazione, dove effettuiamo lo scarico dei dati.
Proseguiamo quindi, risalendo il canale di Malevento, dove la neve diventa davvero tanta, e la progressione, soprattutto per Umberto, che è senza ciaspole, diventa molto faticosa. Raggiungiamo la Sella Dolcedorme dove il vento ha cesellato il manto nevoso creando forme insolite.
Per raggiungere la vetta, non ci resta che risalire la cresta sud-est. Man mano che saliamo, il vento si fa sempre più forte e sulla cresta cominciano a comparire le prime cornici. Effettuiamo anche il cambio del datalogger alla stazione del nevaio dell’Associazione Meteo Basilicata, avvolta in un involucro di ghiaccio, prima di raggiungere la cima.
Scambiamo due chiacchiere, con altri due escursionisti, saliti in vetta per la via normale, accompagnati dal loro simpatico cane, e ci informiamo sulla posizione dei partecipanti alla marcia. Ne hanno ancora per un po’, così decidiamo di ripartire per la discesa. Come c’era da aspettarsi, gli sci affondano nella neve inconsistente, beccando di tanto in tanto qualche pietra. Superato un primo momento decisamente impacciato, dovuto al lungo digiuno dall’uso di questi particolari attrezzi, cominciamo a prendere più confidenza, e scivoliamo giù, lungo i pendii meridionali, fino a raggiungere il gruppo dei marciatori, con cui ci fermiamo a chiacchierare. Col senno del poi, forse avremmo potuto aspettarli in vetta, ma saremmo rientrati sicuramente dopo il tramonto.
Scendiamo a Gaudolino, mentre la luce del sole comincia a scaldarsi, donando una particolare tonalità a questo splendido versante, costellato da numerosi pini loricati. Alla sorgente Spezzavummola, incontriamo altri partecipanti alla marcia, che hanno dovuto rinunciare, e con i quali condividiamo il sentiero del ritorno.
Torniamo quindi a Colle dell’Impiso dove le sorprese non sono finite. Ritroviamo infatti altri nostri amici escursionisti, ed in particolare alcuni che non vedevamo da tanto tempo. Ma la sorpresa più grande, la abbiamo mentre riponiamo l’attrezzatura in auto, e si avvicina a noi Giorgio Braschi. E’ da tanto tempo che desideravamo conoscerlo, ovvero da quanto abbiamo cominciato ad andar per monti. Si avvicina a noi ed esclama “Chi c’è qui? Posso avere il piacere di conoscere i fratelli di Altamura?”. Il piacere ovviamente è stato tutto nostro, in quanto, con il suo libro, Giorgio Braschi è stato inconsapevolmente oltre che indirettamente, la nostra guida e il nostro maestro. E’ come se ci avesse accompagnato in montagna la prima volta, insegnandoci le basi dell’escursionismo e del trekking. Ci ha fatto conoscere il Parco Nazionale del Pollino, che abbiamo poi esplorato in ogni stagione. Grazie al suo libro abbiamo scoperto l’alpinismo e soprattutto lo scialpinismo, fino a quel momento, per noi, completamente sconosciuti. Ma soprattutto, come abbiamo avuto modo di comunicargli, ci ha trasmesso l’amore e la passione per la montagna, che emergono con forza, tra le righe del suo libro. Chiacchieriamo un po’, prima di ripartire, godendoci un tramonto fantastico, epilogo di una giornata dall’atmosfera surreale!